Nei precedenti articoli abbiamo visto che cos’è l’endometriosi e quali sono i suoi meccanismi di comparsa. Abbiamo detto che alcune volte l’endometriosi non si arresta neanche in presenza di una gravidanza: in questi casi si parla di endometriosi ostetrica.
Cominciamo con lo sfatare qualche mito
Si ritiene che l’endometriosi si arresti nel momento in cui si pone la paziente in menopausa farmacologica o quando subentrano condizioni che determinano l’arresto del ciclo mestruale, come la gravidanza.
Quante volte hai sentito dire che una valida “cura” per contrastare temporaneamente l’endometriosi sia avere una gravidanza?
Purtroppo molti autori in letteratura ritengono che a volte questo concetto non sia totalmente vero: sono riportati infatti alcuni casi di complicanze dovute all’endometriosi in corso di gravidanza ed alcune situazioni in cui l’endometriosi stessa non si arresta neppure in assenza di ciclo mestruale.
Quali sono le complicazioni che possono sopraggiungere?
Nella maggior parte dei casi le complicanze ostetriche dovute all’endometriosi si manifestano nel secondo o terzo mese di gravidanza e possono minacciare seriamente la vita della madre o del feto. Vediamo quali possono essere:
-
Perforazioni intestinali
-
Appendicite acuta – anche durante la gravidanza è possibile eseguire un’appendicectomia laparoscopica.
-
Uroperitoneo e stenosi ureterale – sono dovute a una compressione ed ostruzione ureterale per via di lesioni endometriosiche presenti sul tratto urinario.
-
Emoperitoneo in gravidanza – è una raccolta improvvisa di sangue in addome durante la gravidanza, dovuta ad un massivo e improvviso sanguinamento di lesioni endometriosiche preesistenti alla gravidanza. La comparsa di questo sintomo può causare segni di shock emorragico nella paziente.
-
Rottura d’utero – quando è presente un’estesa adenomiosi (endometriosi uterina), che comporta un indebolimento della parete dell’utero nel corso della gravidanza. In letteratura vengono riportati casi con conseguente emorragia massiva e segni tipici di rottura dell’utero. In alcuni casi è necessaria l’asportazione dell’utero post taglio cesareo, in altri è sufficiente la riparazione della lesione uterina.
-
Placenta praevia – si tratta di una condizione in cui la placenta vede la sua zona di inserzione in prossimità del collo dell’utero, esponendo la paziente a un aumentato rischio di sanguinamenti antepartum. La presenza di endometriosi sembra esporre a un più elevato rischio di inserzioni anomale della placenta.
-
Taglio cesareo – la presenza di endometriosi, soprattutto nella zona anteriore dell’utero (vescica, plica vescico-uterina) può comportare maggiori difficoltà nell’estrazione del feto ed esporre a lesioni o sanguinamenti improvvisi durante il taglio cesareo.
Endometriosi ostetrica: parto naturale o taglio cesareo?
Una volta scongiurate o superate tutte le possibili complicanze prima descritta, è bene che aggiunga alcune considerazioni anche sul parto: come dobbiamo comportarci in caso di endometriosi? E’ meglio un parto naturale o il parto cesareo?
Premetto che, in caso di pazienti con endometriosi profonda, sia il parto vaginale che il taglio cesareo presentano rischi di complicanze nel post-partum. In ogni caso la minore incidenza di tali complicanze in corso di parto vaginale – 14% – rispetto al taglio cesareo – 39% – rende evidente preferire un parto naturale in una donna con pregressa diagnosi di endometriosi profonda.
Ricorda che la chirurgia aperta, in caso di endometriosi profonda, espone la paziente a un rischio maggiore di diffusione delle cellule endometriosiche nell’addome. Questa circostanza vale anche per il taglio cesareo, considerato a tutti gli effetti una chirurgia aperta.
Fonte immagine: MedicineNet