“I robot ci sostituiranno in tutti i lavori!”
Forse si, ma almeno in chirurgia c’è ancora bisogno di un chirurgo che governi il robot.
Il mio primo approccio alla chirurgia robotica risale al 2009, durante un periodo di formazione a Lille, in Francia. Sono rimasto senza parole: braccia robotiche, comandi vocali, luci al led dappertutto, consolle con visione tridimensionale, il chirurgo che può operare seduto, precisione e accuratezza estrema nei movimenti.. una figata pazzesca!
Da lì ho continuato a coltivare la tecnica durante gli anni passati negli USA, fino a dare vita nel 2018, con la collaborazione del primario e dei colleghi dell’ Ospedale San Carlo di Potenza (e che non smetterò mai di ringraziare) al servizio di chirurgia robotica ginecologica.
Sapete la prima cosa che mi è venuta in mente vedendo il robot? I videogames, di cui confesso di essere un appassionato fin dalla tenera età.
Uno dei miei maestri una volta mi chiese se da piccolo avessi questo interesse; alla risposta affermativa mi disse “beh, sarai un buon chirurgo in laparoscopia e robotica”!
Il robot chirurgico ti mantiene distante dal corpo della paziente (il chirurgo è seduto ad almeno 2 metri dalla paziente, altre volte in stanza separata) e ti trasporta in un mondo parallelo ed isolato in uno schermo, sei tu chirurgo nell’addome di una donna, immerso in una visione 3D ad alta definzione, con dei joypad in mano che ti trasportano in un panorama di tecnologia applicata alla paziente, consentendo di migliorare la chirurgia, di ridurre la degenza operatoria, di eradicare con precisione tutte le malattie ginecologiche in addome, di non provocare inestetismi sulla paziente, neanche per chirurgie complesse.
Un saluto da un bambino che nel frattempo è diventato un chirurgo, ma che non ha mai smesso di giocare ai videogames 🙂